Intonaco – Ombre su Massimina

Protagonista di “Intonaco”, più ancora dei tanti personaggi che ne fanno parte, è la borgata romana di Massimina, all’estremo ovest della città, raccontata con cinismo e ironia. Un non luogo, simile a tanti altri, i cui abitanti sono frutto e discendenza diretta delle sue piccolezze e mancanze, umane e sociali.
La storia si colloca su più piani – attraverso salti temporali e stralci di vita quotidiana – anche se le vicende principali hanno luogo nel 1995 e nel 2016.
Ad aver compiuto il delitto del 1995 è un padre, Alberto, anaffettivo e maniacale, ai danni di un giovane romeno, membro della folta comunità di immigrati dell’est Europa trasferiti in borgata in quegli anni.
A compiere il delitto del 2016 è il figlio Enrico, divenuto un uomo brillante e di successo, ma che non ha mai elaborato né i suoi drammi familiari (tangibili anche se mai espressi), né la sofferenza che il suo essere timido e sensibile gli hanno provocato durante l’infanzia a Massimina.
Nessuno, incluso Enrico, sa degli eventi del 1995, che curiosamente si scopriranno proprio pochi giorni dopo i fatti del 2016. Eppure, sono proprio le conseguenze familiari di quei remoti eventi ad aver reciso la possibilità, per Enrico, di crescere e far pace con le contraddizioni di Massimina e dei suoi abitanti.
Enrico, che in partenza aveva le carte in regola per essere il personaggio più positivo tra i tanti che vengono presentati nel romanzo, diventa un mostro, inconsapevolmente affine a suo padre, proprio per non aver ricevuto gli strumenti per collocare al giusto posto le difficoltà vissute in un quartiere abbandonato.
Il 1995, anno in cui il tessuto della sua famiglia si disfa e viene espiantato altrove, rappresenta per Enrico l’interruzione della sua maturazione umana. Enrico rimarrà suo malgrado un bambino di Massimina bullizzato e in cerca di rivalsa: colui che tutti consideravano il miglior risultato della borgata, si rivela il più genuino figlio del degrado umano in cui è cresciuto.