JEANS, THE LONG JEANS

In “Jeans”, un romanzo (ibridazione tra il genere di formazione e la fiction, tra il genere soft-erotico e quello esistenziale, tra quello ironico-grottesco e il drammatico) apparentemente indirizzato ad un pubblico di giovani, il jeans si trasforma nella voce extra-diegetica che accompagna l’autore in una narrazione leggera e trascinante, diretta ad un pubblico di adulti e di giovani adulti, con un linguaggio moderno e con il giusto “dinamismo”.
In questo romanzo, attraverso le vicende di Jerry e Tancredi, l’autore affronta temi delicati come la Sindrome di Peter Pan, quella di Hikikomori, parla delle difficoltà ad approcciare con l’altro sesso, dello scontro generazionale, dell’omosessualità, dell’uso di stupefacenti, del dramma del carcere e della violenza sessuale esercitata dalle donne sull’uomo.
Levy, un paio jeans taglia 44, che arriva in Italia dagli Stati Uniti con il sogno di una vita avventurosa al fianco di un “vero maschio”, ma suo malgrado finisce nelle mani di Jerry, un ragazzo imbranato con lo spirito di avventura pari a quello di un coniglio.
Levy, è il personaggio principale nonché lo spirito narratore del romanzo, e con lei, anche grazie al suo sarcasmo, vivere le disavventure di Jerry è davvero appassionante, come altrettanto avvincente è il suo trattare argomenti assai seri come quelli che ho citato poco prima.
Quando sembra che le cose possano volgere al meglio, grazie al cambiamento che sta avvenendo lentamente in Jerry, Levy subisce il dramma dell’abbandono: suo malgrado finirà in un mercatino dell’usato.
Acquistata alle bancarelle dal bellissimo Tancredi, una volta ricco ereditiere, da poco uscito di prigione, Levy comincia a vivere finalmente una fuori dall’ordinario, ma i disagi che ne conseguiranno la porteranno a pentirsi della separazione da Jerry, e a desiderare nuovamente il cambiamento.