Romanzi distopici: quali leggere
I romanzi distopici rappresentano un genere molto particolare, che spesso divide i lettori tra coloro che lo amano e coloro che lo detestano.
Il genere distopico, sebbene sia piuttosto recente, ha avuto particolare successo anche grazie alla cinematografia, che ha saputo trarre grande spunto dalla letteratura.
Come nasce il genere distopico
Il genere distopico nasce alla fine del XIX secolo con scrittori come H.G. Wells e Jules Verne, che immaginavano mondi futuri governati da tecnologie avanzate ma al prezzo della libertà individuale. Negli anni ’30 e ’40, scrittori come Aldous Huxley e George Orwell, poi, hanno esplorato temi simili in romanzi come “Il mondo nuovo” e “1984”.
Negli anni ’60 e ’70, il genere distopico ha continuato a svilupparsi con scrittori come Philip K. Dick e Ursula K. Le Guin che hanno sconfinato in temi più ampi, come le implicazioni filosofiche e morali delle società distopiche. Negli ultimi decenni, il genere distopico è diventato sempre più popolare, grazie a opere come “Hunger Games” di Suzanne Collins e “Snow Crash” di Neal Stephenson.
Oggi, il genere distopico continua a essere una fonte di ispirazione per scrittori e registi che esplorano temi come la tecnologia, la libertà individuale, la sicurezza nazionale e la natura umana in un mondo futuro incerto.
Il genere distopico nel cinema
Nel cinema, il genere distopico ha avuto una lunga storia, con film che esplorano temi simili a quelli dei romanzi distopici. Tra i primi film distopici ricordiamo “Metropolis” del 1927, un’opera che immagina una società futura governata da macchine.
Negli anni ’70 e ’80 ha raggiunto una nuova popolarità con film come “Il pianeta delle scimmie” e “Blade Runner”, che hanno esplorato temi come la tecnologia, la libertà individuale e l’identità umana in un mondo futuro incerto.
Negli ultimi anni, il genere distopico ha continuato a evolversi e a essere popolare, con film come “The Matrix”, “Children of Men” e “Mad Max: Fury Road”, che affrontano temi come la realtà virtuale, la crisi demografica e la sopravvivenza in un mondo distopico.
I romanzi distopici che hanno fatto la storia del genere
Chi è amante del genere probabilmente conosce già questi romanzi distopici. Chi si è appassionato da poco alla distopia o non ha mai letto niente di distopico forse sta cercando dei titoli ai quali appassionarsi.
Oltre ai classicissimi Fahreneit 451, 1984, Il racconto dell’ancella, Cecità e La strada, di cui abbiamo parlato nel post sulla narrativa distopica, vi sono altri titoli di libri distopici molto interessanti.
“Il mondo nuovo” di Aldous Huxley
Scritto nel 1932, “Il mondo nuovo” è ambientato in un immaginario Stato totalitario del futuro, nel quale ogni aspetto della vita viene pianificato in nome del razionalismo produttivistico e tutto è sacrificabile a un malinteso mito del progresso. Il culto di Ford domina la società mentre i cittadini, concepiti e prodotti industrialmente in provetta, non sono oppressi da fame, guerra, malattie e possono accedere liberamente a ogni piacere materiale. In cambio del benessere fisico, però, devono rinunciare a ogni emozione, a ogni sentimento, a ogni manifestazione della propria individualità. Produrre, consumare. E, soprattutto, non amare. Un libro visionario, dall’inesausta forza profetica, sul destino dell’umanità. E sulla forza di cambiarlo. Al romanzo, qui per la prima volta accompagnato dalla fondamentale prefazione che lo stesso autore scrisse nel 1946, segue la raccolta di saggi “Ritorno al mondo nuovo” (1958) nella quale Huxley tornò a esaminare le proprie intuizioni alla luce degli avvenimenti dei decenni centrali del Novecento.
“Snow Crash” di Neal Stephenson
America, fine del ventesimo secolo. In una società dominata da un capitalismo selvaggio e preda delle grosse corporation che hanno sostituito i governi collassati, tra scorie atomiche e periferie postindustriali, l’unico rifugio è nel Metaverso. Chi può, abbandona la Realtà e sceglie di vivere nel mondo virtuale generato dai computer, dove libertà e piaceri sono limitati solo dall’immaginazione. Ma tutto cambia quando uno strano virus informatico, chiamato Snow Crash, inizia a diffondersi tra gli hacker. L’unica speranza dell’umanità è il meno probabile degli eroi: l’hacker freelance Hiro, fattorino per CosaNostra Pizza nella Realtà e mago del katana nel Metaverso. Capolavoro e summa del post-cyberpunk, a metà strada tra “Neuromante” e “Ready Player One”, “Snow Crash” è uno di quei romanzi capaci di ridefinire i confini di un genere, l’opera che ha fatto conoscere il talento narrativo di Neal Stephenson, il «poeta del calcolo che sceglie di scrivere con la stilografica», come lo definì Bruce Sterling.
“Hunger Games” di Suzanne Collins
Non puoi rifiutarti di partecipare agli Hunger Games, l’implacabile reality show organizzato ogni anno a Capitol City al quale ogni Distretto deve inviare due partecipanti: un ragazzo e una ragazza tra i dodici e i diciotto anni che saranno lanciati nell’Arena a combattere fino alla morte. Sopravvive uno solo, il più bravo, il più forte, il più furbo. Vincere significa fama e ricchezza. Perdere significa morte certa. Ma per vincere bisogna scegliere. Tra egoismo e amicizia. Tra sopravvivenza e amore… Questo volume contiene i tre volumi originali con le vicende di Katniss e Peeta (Hunger Games, La ragazza di fuoco e Il canto della rivolta), più la Ballata dell’usignolo e del serpente, prequel e spin-off della saga incentrato sulla giovinezza del presidente Snow. Uno dei romanzi distopici da cui è stata tratta una famosa serie TV.
“I figli degli uomini” di P.D. James
Inghilterra, 2021. L’umanità è diventata sterile e sembra avviata alla fine: da venticinque anni non nascono bambini sulla Terra. Gli Stati di tutto il mondo stanno preparando la loro testimonianza per una posterità a cui sono in pochi a credere, o per degli improbabili omini verdi che un giorno passeranno di qui e si chiederanno quale forma di vita senziente abbia abitato il pianeta. L’Inghilterra è retta da un carismatico dittatore che governa con dispotico egualitarismo; i vecchi sono incoraggiati a suicidarsi, i criminali esiliati e abbandonati, gli immigrati soggetti a una sorta di schiavitù. A descriverci questa società futura è Theodore Faron, studioso di storia vittoriana e docente al Merton College di Oxford, un uomo dalla vita oscura e appartata, degno di nota solo perché è cugino del Governatore d’Inghilterra. Finché il caso non gli fa incontrare una giovane donna, membro di un gruppo di ribelli che sfidano il potere del dittatore e coinvolgono Theo nei loro piani, chiamandolo all’azione in un percorso mortale che non avrebbe mai immaginato…
“Neuromante” di William Gibson
Un mondo di cupa delinquenza e di elevata tecnologia, di droghe e computer, di traffico nero di organi umani, di popolosi quartieri dove si aggira il più squallido sottobosco umano. In questo mondo si muove Case, un tempo il miglior “cowboy” d’interfaccia, che, con la mente, riusciva a entrare e a muoversi nel “cyberspazio”, dove la sua essenza disincarnata frugava nelle banche dati di ricchissime multinazionali per rubare le informazioni richieste dai suoi mandanti. Dopo aver cercato di ingannare alcuni di loro, il suo sistema nervoso è stato danneggiato in maniera tale da non poter più entrare nel “cyberspazio”. Ma adesso gli viene offerta una nuova possibilità e sta soltanto a lui sfruttarla a dovere…
Non facilmente reperibile in quando non più ristampato, è uno dei più noti libri distopici.
“Gli Androidi sognano pecore elettriche?” di Philip K. Dick
“Il recupero di ‘Ma gli androidi…’ avviene nel 1982 – l’anno della morte di Dick – grazie alla comparsa sugli schermi di Blade Runner di Ridley Scott. Pur distaccandosi in più punti dall’opera di Dick, tanto da rendere totalmente umani i `replicanti’ e da eliminare quasi del tutto dalla trama i motivi religiosi e il ruolo giocato dagli animali artificiali, Ridley Scott cattura la visione tragica e insieme grottesca di ‘Ma gli androidi…’, accentuando la metamorfosi del ‘genere’ SF in un noir cupo e metafisico, in cui Rick Deckard, recitato da Harrison Ford, assorbe qualcosa del detective Philip Marlowe di Chandler e affronta in un truculento duello western-futuristico il Roy Batty di Rutger Hauer, pericolosamente contiguo a un superuomo germanico, mentre Sebastian – introdotto nel film al posto di Isi-dore – introduce lo spettatore nel suo personale mondo di balocchi, simile a una sinistra Disneyland. Ibridazione si aggiunge quindi a ibridazione, senza che si possa ricomporre in modo definitivo l’immagine frantumata di un mondo a venire, che è dentro di noi, sepolto nei sogni e nelle fantasie del nuovo millennio.” (Dall’introduzione di Carlo Pagetti)
“La macchina si ferma” di E.M. Forster
In questo romanzo distopico, l’umanità vive rinchiusa in un mondo sotterraneo; ciascun individuo è imbozzolato nella propria cavità (una sorta di ritorno allo stato prenatale) assolutamente autosufficiente e dotata di ogni comfort tecnologico: a tutto provvede la Macchina, purché si rispetti il divieto di uscire sulla superficie terrestre. Questa la tonalità del racconto che dà titolo alla nostra raccolta. E ancora: un picnic messo a soqquadro dall’inopinato manifestarsi del dio Pan; deliziose fanciulle che si mutano in alberi; una linea di omnibus che assicura il regolare collegamento con il Cielo…