Non vi lascerò orfani
Recensione di Non vi lascerò orfani
Confesso che all’inizio ho trovato Non vi lascerò orfani un po’ difficile. Attenzione, non pesante perché la scrittura è quella solita a cui ci ha abituati la Bignardi: fluida, coinvolgente, ben legata.
Insomma, il tratto da giornalista che la contraddistigue, qui si intravede benissimo ed è certamente un pregio. Tuttavia, all’inizio non mi era ben chiaro dove volesse andare a parare. Premetto, che prima di leggere il libro non avevo alcuna idea dell’argomento. L’avevo acquistato, come mi capita di solito, in base a due criteri: la fiducia nell’autrice e il titolo.
Già, quel titolo, che in sé contiene una overpromise, ha avuto su di me un effetto catalizzatore. E, in realtà, il punto è proprio tutto qui: chi non lascia orfano chi? Tanto più che la vicenda inizia, con una sorta di tecnica flashback a partire dalla morte della mamma dell’autrice.
Forse è proprio il passato a costituire un tramite per non sentirsi orfani, tanto più che essere orfani da adulti provoca un effetto distorto. Eppure quando se ne va un genitore, che è l’essere forse con cui esiste il legame più stretto, almeno finché si diventa genitori, il senso di mancanza è talmente grande da sentirsi orfani a qualsiasi età.
Un libro, dunque, dai temi importanti ma che, man mano che scorrono le pagine, coinvolge sempre più in quello che da biografia riesce amabilmente a trasformarsi in romanzo.
Descrizione di Non vi lascerò orfani
La sopravvivenza dei figli ai genitori è vista in tutte le tradizioni come un fatto naturale. A maggior ragione quando la scomparsa del genitore non lascia un piccolo orfano ma un orfano adulto. Eppure il dolore dell’orfano adulto non è meno intenso. L’opera di Daria Bignardi scava in questo dolore, lo analizza, lo racconta. La morte della madre è, insieme, il momento della sofferenza e quello del confronto con la prima vita altrui con la quale si è venuti a contatto – e quindi con la propria stessa vita: l’infanzia dei ricordi, l’adolescenza dei contrasti, la giovinezza delle fughe, l’irreale maturità. La morte di una madre ci fa sentire parte di una storia di famiglia, di un mondo, di una genealogia, addirittura di un periodo storico. E di un racconto: il racconto di queste pagine nelle quali sarà, per chiunque, pur nell’assoluta singolarità della voce narrante, facilissimo riconoscersi.