Ossessione di Stephen King Libri Consigliati

Ossessione di Stephen King

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Recensione di Ossessione di Stephen King

Sono passati tantissimi anni da quando ho letto per la prima volta Ossessione. È stato uno dei miei primi romanzi di Stephen King ed è proprio per romanzi come questo che mi sono appassionata così tanto alla scrittura del Re.

Mi ero quasi dimenticata che esistesse quando, leggendo Guns. Contro le armi, King stesso me l’ha riportato alla memoria. Già, perché nel suo recente saggio, pubblicato in Italia da Marotta & Cafiero, racconta dei motivi che l’hanno spinto a ritirarlo dalla vendita e del suo senso di responsabilità.

Questa affermazione ha risvegliato la mia curiosità e mi ha portata a rileggerlo. Se a quindici-vent’anni mi ha suscitato certe emozioni, chissà che effetto potrebbe farmi alla soglia dei cinquanta, mi sono detta.

Del resto, è cronaca il fatto che almeno in due casi gli autori di stragi perpetrate in istituti scolastici abbiano fatto riferimento esplicito proprio a Ossessione.

Ecco che la rilettura di questo romanzo non ha suscitato niente di diverso rispetto a quello che aveva già fatto un tempo: amo King e la sua capacità di entrare nella testa delle persone, descrivendo situazioni in modo perfettamente coerente con la realtà. Il punto di vista del sequestratore, un giovane frustrato da piccoli e grandi episodi di violenza subiti in famiglia e a scuola, ci porta emotivamente dalla parte del ragazzo e ci racconta di uno spaccato della società nella quale sarebbe opportuno intervenire tempestivamente.

Personalmente capisco e apprezzo la scelta di Stephen King di ritirare dalla vendita un’opera così coinvolgente emotivamente tanto più dopo i gesti di emulazione che avrebbe scatenato. Tuttavia, ritengo che siano ben altre le cause di tali stragi e che sia un libro molto più costruttivo e sensato di quello che si potrebbe pensare.

Descrizione di Ossessione

Charlie Decker, un liceale del Maine, ha un incontro con il preside per un incidente in cui ha colpito il suo insegnante di chimica con una chiave inglese, portando al ricovero del docente e alla sospensione del ragazzo. Charlie sottopone il preside a una serie di osservazioni offensive e viene di conseguenza espulso. Charlie si precipita fuori dall’ufficio e recupera una pistola dal suo armadietto, quindi dà fuoco al resto del contenuto; poi ritorna in classe e spara fatalmente alla sua insegnante di algebra, Miss Jean Underwood. Scatta un allarme, ma Charlie costringe i suoi compagni di classe a rimanere nella stanza e uccide l’insegnante di storia, il signor Peter Vance, quando tenta di entrare. Mentre gli altri studenti e insegnanti evacuano la scuola, la polizia e i media arrivano sulla scena.

Nelle quattro ore successive, Charlie gioca con varie figure autoritarie che tentano di negoziare con lui, tra cui il preside, lo psicologo della scuola e il capo della polizia locale. Il ragazzo dà loro alcuni comandi, minacciando di uccidere gli studenti se non li rispettano. Charlie ammette ai suoi ostaggi di non sapere cosa lo abbia spinto a compiere tali azioni, ritenendo anche di pentirsene quando la situazione sarà finita. Mentre gli altri studenti iniziano a identificarsi con Charlie, quest’ultimo involontariamente trasforma la classe in una sorta di gruppo di psicoterapia, facendo sì che i suoi compagni raccontino semi volontariamente segreti imbarazzanti su se stessi e gli altri.

In maniera intervallata vengono presentati dei flashback relativi all’infanzia travagliata di Charlie, in particolare la sua tumultuosa relazione con il padre violento Carl. Tra i numerosi incidenti che avvengono nella classe ci sono un violento disaccordo tra due studentesse e il tentativo di un cecchino della polizia di sparare a Charlie nel cuore. Il ragazzo sopravvive grazie al lucchetto a combinazione del suo armadietto che precedentemente aveva infilato nel taschino della camicia, il quale devia il proiettile.

Charlie arriva alla conclusione che solo uno studente è davvero tenuto in ostaggio contro la sua volontà in quella situazione: un ragazzo di nome Ted Jones, che sta nascondendo i suoi segreti agli altri. Ted lo intuisce e cerca di fuggire dall’aula, ma gli altri studenti lo attaccano brutalmente fino a ridurlo in uno stato catatonico. Alle 13:00 Charlie libera gli studenti, ma Ted non è in grado di muoversi per l’assalto e rimane. Quando il capo della polizia entra in classe, l’ormai disarmato Charlie si muove come per sparargli, tentando di farsi uccidere. L’ufficiale spara al ragazzo, che però sopravvive e viene dichiarato non colpevole a causa di infermità mentale, venendo ricoverato in un ospedale psichiatrico ad Augusta nel Maine, fino a quando non può rispondere delle sue azioni.

Gli ultimi capitoli contengono una nota relativa al trattamento e alla prognosi di Ted nell’ospedale dove ora è un paziente, e una lettera di uno degli amici di Charlie che descrive gli sviluppi assortiti nella vita degli studenti durante i mesi successivi a questo incidente. La storia termina con Charlie che si rivolge al lettore: “Questa è la fine. Adesso devo spegnere la luce. Buona notte.”