Han Kang Premio Nobel per la LEtteratura 2024 Libri Consigliati

Il Nobel per la Letteratura 2024 a Han Kang

Oggi, Han Kang, autrice sudcoreana conosciuta per capolavori come La vegetariana e Atti umani, è stata insignita del Premio Nobel per la Letteratura 2024. Con la sua scrittura incisiva e complessa, Han Kang esplora i temi della violenza, dell’umanità e della sofferenza individuale. Dopo Annie Ernaux, vincitrice nel 2022, un’altra donna riceve l’importantissimo riconoscimento.

Scrittrice 53enne, pubblicata in Italia da Adelphi, ha ricevuto il prestigioso premio con la motivazione: per la sua intensa prosa poetica che affronta i traumi storici ed espone la fragilità della vita umana.

Autrice di romanzi celebri come La vegetariana (2007) e Atti umani (2014), Han Kang ha anche firmato altri titoli significativi come The White Book e Greek Lessons, che hanno rafforzato la sua fama internazionale.

Chi è Han Kang

Nata a Gwangju nel 1970, Han Kang ha esplorato con delicatezza e potenza temi esistenziali e sociali attraverso opere diverse. Dopo La vegetariana, romanzo che l’ha proiettata sulla scena internazionale grazie anche alla vittoria del Man Booker International Prize, ha pubblicato Atti umani, un racconto struggente sui tragici eventi del massacro di Gwangju, con cui ha vinto il Premio Malaparte, premio italiano destinato alle personalità internazionali.

Tra le opere di Han Kang tradotte in italiano, Convalescenza (2019, tradotto da Milena Zemira Ciccimarra) si distingue per la sua sintesi ed essenzialità. Il libro presenta due racconti che esplorano l’esperienza femminile attraverso prospettive intime e uniche. Nel primo, una donna si trova a riflettere sulla sua vita e a cercare risposte dopo la perdita della sorella, mentre nel secondo la protagonista vive una trasformazione profonda, attraversando un ciclo vitale in cui sboccia, fruttifica e infine appassisce, in un parallelismo con la natura che caratterizza molte delle opere di Kang.

Un’altra sua opera di rilievo, The White Book, non tradotto in italiano, è una riflessione poetica sulla vita e la morte attraverso il simbolismo del bianco, mentre L’ora di greco (2023), una delle sue più recenti, esplora la comunicazione e il silenzio, attraverso la storia di una donna che perde la voce e di un insegnante di greco non vedente.

L’episodio curioso sull’assegnazione del Nobel a Kang

Prima che l’annuncio ufficiale venisse dato al mondo, Han Kang ha fatto parlare di sé per un altro motivo curioso. La scrittrice, infatti, ha rivelato la sua vittoria tramite il social network X (ex Twitter), anticipando così di poche ore la notizia ufficiale.

Tuttavia, data l’imprevedibilità della notizia, sono state pochissime le persone che si sono accorte del tweet e che hanno commentato. Pertanto, di fatto non c’è stata nessuna testata giornalistica in grado di fare lo scoop.

Le opere di Han Kang

La vegetariana

«È tutt’altro che un’opera ascetica: è un romanzo pieno di sesso ai limiti del consenziente, di atti di alimentazione forzata e purificazione ― in altri termini di violenza sessuale e disordini alimentari, mai chiamati per nome nell’universo di Han Kang … Il racconto di Han Kang non è un monito per l’onnivoro, e quello di Yeong-hye verso il vegetarianesimo non è un viaggio felice. Astenersi dal mangiare esseri viventi non conduce all’illuminazione. Via via che Yeong-hye si spegne, l’autrice, come una vera divinità, ci lascia a interrogarci su cosa sia meglio, che la protagonista viva o muoia. E da questa domanda ne nasce un’altra, la domanda ultima che non vogliamo davvero affrontare: “Perché, è così terribile morire?”». (The New York Times)

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L’ora di greco

In una Seoul rovente e febbrile, una donna vestita di nero cerca di recuperare la parola che ha perso in seguito a una serie di traumi. Le era già successo una prima volta, da adolescente, e allora era stato l’insolito suono di una parola francese a scardinare il silenzio. Ora, di fronte al riaffiorare di quel mutismo, si aggrappa alla radicale estraneità del greco di Platone nella speranza di riappropriarsi della sua voce. Nell’aula semideserta di un’accademia privata, il suo silenzio incontra lo sguardo velato dell’insegnante di greco, che sta perdendo la vista e che, emigrato in Germania da ragazzo e tornato a Seoul da qualche anno, sembra occupare uno spazio liminale fra le due lingue. Tra di loro nasce un’intimità intessuta di penombra e di perdita, grazie alla quale la donna riuscirà forse a ritornare in contatto con il mondo. Scritto dopo La vegetariana e definito dal la stessa autrice «quasi un suo lieto fine», L’ora di greco si insinua – avvolto in un bozzolo di apparente semplicità – nella mente del lettore, come un «assurdo indimostrabile», una voce limpida e familiare che arriva da un altro pianeta.

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Atti umani

Una palestra comunale, decine di cadaveri che saturano l’aria di un “orribile tanfo putrido”. Siamo a Gwangju, in Corea del Sud, nel maggio 1980: dopo il colpo di Stato di Chun Doo-hwan, in tutto il paese vige la legge marziale. Quando i militari hanno aperto il fuoco su un corteo di protesta è iniziata l’insurrezione, seguita da brutali rappresaglie; “Atti umani” è il coro polifonico dei vivi e dei morti di una carneficina mai veramente narrata in Occidente. Conosciamo il quindicenne Dong-ho, alla ricerca di un amico scomparso; Eun-sook, la redattrice che ha assaggiato il “rullo inchiostratore” della censura e i “sette schiaffi” di un interrogatorio; l’anonimo prigioniero che ha avuto la sfortuna di sopravvivere; la giovane operaia calpestata a sangue da un poliziotto in borghese. Dopo il massacro, ancora anni di carcere, sevizie, delazioni, dinieghi; al volgere del millennio stentate aperture, parziali ammissioni, tardive commemorazioni. Han Kang, con il terso, spietato lirismo della sua scrittura, scruta tante vite dilaniate, racconta oggi l’indicibile, le laceranti dissonanze di un passato che si voleva cancellato.

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Convalescenza

Una donna cerca risposta agli interrogativi che la morte della sorella ha lasciato insoluti: perché, senza un motivo apparente, aveva cominciato a detestarla? Perché, pur essendo in tutto più dotata, si sentiva inferiore a lei? Perché sembrava tenere la vita a distanza, “come se scansasse del cibo dall’odore nauseante”? E nel secondo pannello di questo dittico di racconti un’altra donna, per sfuggire a un’esistenza che la intossica, a poco a poco si trasforma in una pianta: la sua inquietudine si placa, il suo corpo sofferente fiorisce e dà frutti – prima di appassire, forse per sempre. Ci sembra di conoscerle, queste figure femminili che richiamano i motivi e l’aura della Vegetariana, ma non cessano di stupirci per la loro straniata singolarità. Creature dolenti, sedotte dal richiamo dell’autoannientamento come unica forma di difesa dalla violenza insita nel nutrirsi, nel sentire, nel vivere. “Presto, lo so, perderò anche la capacità di pensare, ma sto bene. È da tanto tempo ormai che sognavo questo, di poter vivere solo di vento, sole e acqua”. Col suo tocco elusivo, la prosa scabra di Han Kang sfiora ancora una volta l’orrore senza spiegarlo e ci lascia, attoniti, a contemplare la disturbante malìa del rifiuto di sé.

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