Tsundoku - Libri consigliati

Tsundoku: perché siamo compratori compulsivi di libri

Avete mai sentito parlare di Tsundoku?

L’acquisto compulsivo è un problema reale e in aumento che, secondo gli studiosi, colpisce prevalentemente le donne. Tuttavia, esiste una specifica categoria di persone affette da shopping compulsivo: i compratori di libri.

Sì, perché sebbene il mercato del libro sia in oggettiva difficolta e sebbene le statistiche ci dicano che i lettori forti sono sempre meno, è altrettanto vero che esiste un nutrito numero di persone che acquistano molti più libri di quelli che realisticamente potranno leggere in tutta la loro vita. Noi, e voi, facciamo parte di questi.

Oggi esiste anche un nome per definirli: sono, o meglio siamo, gli Tsundoku.

Che cosa significa Tsundoku

La parola Tsundoku, che appunto definisce gli accumulatori seriali di libri, è un termine di derivazione nipponica ed è una parola composta.

Deriva dall’unione della parola tsunde-oku (積んでおく), che in giapponese significa appunto “accumulare”, con la parola dokusho (読書) che significa “leggere”. Letteralmente, quindi, significherebbe comprare libri e accatastarli senza leggerli.

Insomma, come tutti noi amanti dei libri ben sappiamo, si tratta di una pratica abbastanza comune per i lettori forti: per quanto forti, non saranno mai in grado di leggere tutto ciò che hanno acquistato.

Calcolando di leggere una cinquantina di libri all’anno, che già è un’ottima media, ci vogliono circa vent’anni per leggere un migliaio di libri. Considerando che nel solo nel mio kindle ne ho ben più di mille, di cui la stragrande maggioranza ancora da leggere, dovrei smettere di acquistare libri almeno per i prossimi due decenni. Cosa che certamente non capiterà. Senza contare i cartacei, che comunque, nonostante l’avvento dell’ereader, non riesco a smettere di acquistare.

E, dunque, come se ne esce?

Il possesso del libro: perché amiamo essere tsundoku

Probabilmente, non se ne esce proprio. Il fatto è che gli amanti dei libri, proprio come gli altri tipi di amanti, bramano il possesso del libro.

Quante volte abbiamo sentito dire che il libro digitale non potrà mai sostituire l’odore della carta? Quante volte abbiamo accarezzato la copertina dei libri (io, per esempio, ho imparato a distinguere al tatto i BUR dagli altri)?

Questo spiegherebbe anche perché tanti lettori inorridiscono nel vedere chi piega una pagina a mo’ di segnalibro. Ma allo stesso tempo giustificherebbe chi, invece, maltratta il libro proprio perché vuole che esso sia un oggetto vivo e vissuto.

Senza contare la passione per i nostri scaffali dove accumuliamo libri. Quanti sono i forti lettori che non si sono mai posti il problema di come ordinare, categorizzare, impilare i propri libri? Meglio per autore? Meglio per collana? Meglio per colore? Ecco che anche qui le opinioni si sprecano e ci raccontano di metodi diversi e piccole manie.

Del resto, ogni libro è un mondo. Che riusciamo a trovare il tempo per leggerlo o meno, ci regala l’idea di avere un pezzo di vita nuova, una porta verso un nuovo orizzonte che forse non oltrepasseremo mai, ma che ci offre infinite possibilità.

Che dire poi dei mercatini dei libri? Degli scaffali pieni in libreria o delle svendite dei libri. Delle librerie dei remenders o degli store on line dove si possono acquistare libri nuovi e usati?

Il fatto è la scoperta di un libro che ci interessa in un cumulo di libri accatastati ci dà euforia, così come la sensazione di possederlo. Lo stesso capita con le promozioni, le offerte, gli sconti. Se c’è un’occasione, perché non coglierla?

Pile di libri - Tsundoku - Libri consigliati

Possedere libri: quanto è antica questa abitudine?

Interessante chiedersi se gli Tsundoku, al di là del nome per definirli, esistano da molto o da poco. Certo, i libri in passato non erano per tutti.

Si narra che Socrate, che non era solo un filosofo ma anche un personaggio particolarmente saggio, abbia detto:

A cosa serve avere tanti libri e librerie se poi non basterebbe una vita intera per leggere solo i titoli?

Come dargli torto?

Secondo la saggista Lorraine Berry, come racconta in un articolo pubblicato sul The Guardian, la mania di collezionare libri iniziò nel XIX secolo: tuttavia, la passione dei bibliofili era spesso pubblicamente contrastata e considerata frivola. Il collezionista veniva visto come un personaggio antisociale che si accaparrava libri che non avrebbe letto sottraendoli all’interesse comune. Stessa opinione era riservata per i collezionisti arabi, nonostante avessero salvato testi antichi come quelli di Aristotele e dei matematici.

Fu solo a inizio Novecento che la passione per il libro cominciò ad essere apprezzata anziché criticata. Diventò anzi una sorta di “scienza completa” fino a trasformarsi in quello che oggi rappresenta una specie di vanto.

Molti di noi oggi continuano a soddisfare il loro gusto di possedere libri con la scusa della cultura: lo faccio anch’io, tutti i giorni. Il nostro acquisto compulsivo di libri ci riempie di gioia le giornate e ci sottrae un po’ di spazio nella libreria.

C’è davvero qualcosa di male in tutto ciò o, in fondo in fondo, è solo una piccola accettabile mania?