Premio Campiello 2021 a Giulia Caminito
E così è andato a Giulia Caminito il Premio Campiello 2021. Dopo essere giunta in quarta posizione al Premio Strega con L’acqua del lago non è mai dolce, si è aggiudicata la vittoria della 59esima edizione del premio patrocinato dalla Fondazione Il Campiello – Confindustria Veneto, ottenendo 99 voti.
Quest’anno per la prima volta la finale del prestigioso premio letterario si è tenuta all’Arsenale di Venezia, che ha offerto un meraviglioso contorno alla premiazione che è stata trasmessa in diretta Rai.
La scrittrice, la cui opera è edita da Bompiani, dopo aver ricevuto il premio, ha rivolto i suoi ringraziamenti a chi ha lavorato assieme a lei, ai suoi familiari e ai suoi lettori. Inoltre, ha dedicato l’importante vittoria di questo premio alle donne, augurando loro di poter leggere e scrivere in qualsiasi parte del mondo si trovino.
I finalisti del Premio Campiello 2021
Così come per il Premio Strega, di cui Caminito è stata finalista, anche per il Premio Campiello 2021 la finale ha interessato cinque finalisti. Oltre alla vincitrice si sono classificati alle sue spalle:
- Paolo Malagutti, Se l’acqua ride, Einaudi con 80 voti
- Paolo Nori con Sanguina ancora. L’incredibile vita di Fëdor M. Dostoevskij, Mondadori, con 37 voti
- Carmen Pellegrino con La felicità degli altri, La nave di Teseo, con 36 voti;
- Andrea Bajani, Il Libro delle Case, Feltrinelli con 18 voti.
Andrea Bajani è stato assieme a Giulia Caminito finalista anche al Premio Strega.
Per quanto riguarda, invece, il Campiello Giovani è stato vinto da Alice Scalas Bianco per il racconto Ritratto di Parigi, mentre il premio Opera prima è andato a Daniela Gambaro con Dieci storie quasi vere. Infine, il Premio Fondazione Campiello alla carriera è stato assegnato a Daniele Del Giudice, che è mancato proprio in questi giorni.
Sinossi de L’acqua del lago non è mai dolce
Odore di alghe limacciose e sabbia densa, odore di piume bagnate. È un antico cratere, ora pieno d’acqua: è il lago di Bracciano, dove approda, in fuga dall’indifferenza di Roma, la famiglia di Antonia, donna fiera fino alla testardaggine che da sola si occupa di un marito disabile e di quattro figli. Antonia è onestissima, Antonia non scende a compromessi, Antonia crede nel bene comune eppure vuole insegnare alla sua unica figlia femmina a contare solo sulla propria capacità di tenere alta la testa. E Gaia impara: a non lamentarsi, a salire ogni giorno su un regionale per andare a scuola, a leggere libri, a nascondere il telefonino in una scatola da scarpe, a tuffarsi nel lago anche se le correnti tirano verso il fondo. Sembra che questa ragazzina piena di lentiggini chini il capo: invece quando leva lo sguardo i suoi occhi hanno una luce nerissima. Ogni moto di ragionevolezza precipita dentro di lei come in quelle notti in cui corre a fari spenti nel buio in sella a un motorino. Alla banalità insapore della vita, a un torto subito Gaia reagisce con violenza imprevedibile, con la determinazione di una divinità muta. Sono gli anni duemila, Gaia e i suoi amici crescono in un mondo dal quale le grandi battaglie politiche e civili sono lontane, vicino c’è solo il piccolo cabotaggio degli oggetti posseduti o negati, dei primi sms, le acque immobili di un’esistenza priva di orizzonti.
Qualcosa su Giulia Caminito
Giulia Caminito è nata a Roma nel 1988 e si è laureata in Filosofia politica. Ha esordito con il romanzo La Grande A (Giunti 2016, Premio Bagutta opera prima, Premio Berto e Premio Brancati giovani), seguito nel 2019 da Un giorno verrà (Bompiani, Premio Fiesole Under 40) e da L’acqua del lago non è mai dolce (Bompiani 2021).